MOZIONE n. 56 del 22/05/2023
Misure di contrasto al diffondersi della peste suina africana (PSA) che ha colpito i cinghiali

Il Consiglio Regionale,

Premesso che:
- in data 25 aprile 2023 è stata rinvenuta in provincia di Reggio Calabria una carcassa di cinghiale morto a seguito del primo caso accertato di Peste Suina Africana (PSA), essendo risultato positivo il relativo test al virus effettuato nell’immediatezza del rinvenimento;
- il Presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, nella sua qualità di Commissario della sanità calabrese, ha tempestivamente istituito la “zona infetta” in 26 Comuni della provincia di Reggio per contenere la diffusione della peste suina;
- l’ordinanza investe i Comuni di San Procopio, Fiumara, San Roberto, Laganadi, Palmi, Bagnara Calabra, Delianuova, Sinopoli, Santo Stefano in Aspromonte, Sant’Alessio in Aspromonte, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Scilla, Seminara, Melicucco, Cosoleto, Calanna, Reggio Calabria, Roccaforte del Greco, Montebello Jonico, Condofuri, Bagaladi, Cardeto, Melito di Porto Salvo, Motta San Giovanni, San Lorenzo e Roghudi;
- la “zona infetta è disposta al fine di prevenire l’ulteriore diffusione della malattia, e in considerazione dell’accentuata vicinanza tra i vari casi, con conseguente sovrapposizione dei territori”. In queste aree vengono stabiliti l’uso della segnaletica in ingresso nei comuni sulla quale indicare la presenza di peste suina africana nei cinghiali, il divieto di alimentazione, avvicinamento e disturbo ai cinghiali, l’obbligo di segnalazione di eventuali carcasse di cinghiali o cinghiali moribondi, il divieto di qualsiasi attività venatoria, di movimentazione al di fuori della zona infetta di suini selvatici se non finalizzata all’abbattimento, il divieto di movimentazione al di fuori della zona infetta di carne, prodotti a base di carne, trofei ed ogni altro prodotto ottenuto da suini selvatici abbattuti in zona infetta e il divieto di utilizzo di fieno e paglia prodotti in zona infetta. La decisione nasce – si legge nell’ordinanza – “a seguito della conferma di peste suina africana (Psa) nelle carcasse di cinghiale rinvenute e dei risultati delle indagini effettuate, i casi comprovati di peste suina nei cinghiali ritrovati nei comuni di Cardeto, Reggio Calabria/S. Domenica, Covala/Bagnara Calabra e Reggio Calabria/Embrisi”. - la pratica della caccia di selezione dell’ungulato della specie cinghiale, scaturita dal diffondersi progressivo, incontenibile ed invadente del suide, su scala nazionale, ha, negli ultimi anni, coinvolto parecchi cacciatori che avevano esperienze e tradizionali competenze, limitate alla caccia in battuta ed in braccata, con l’ausilio di cani. Considerato che: - l’apprendimento delle tecniche della filosofia selettiva, delle sue motivazioni, delle sue liturgie, della sua etica, dei protocolli e delle norme balistiche, vocate all’uso di armi a canne rigate, hanno determinato il completamento di una formazione che ha proiettato molti cacciatori, in un mondo venatorio caratterizzato da un più intimistico rapporto con la flora, con la fauna, con la poesia delle luci e degli albedi della luna, dei suoni e dei silenzi della natura;
- le materie apprese, i docenti con cui i cacciatori hanno fatto il loro esordio in questa nuova dimensione venatoria, li ha proiettati in un rilevante ruolo che li vede protagonisti, nel ruolo di Selecontrollori/Selettori, ovvero Cacciatori specializzati di ungulati con metodi selettivi e preposti anche al controllo numerico del cinghiale, al servizio della collettività, nell’espletamento di un importante pubblico servizio, che garantisce agli organi preposti, una figura ausiliaria, preziosa e determinante, un presidio di esperti, appassionati collaboratori, impegnati, spesso a costo zero per la pubblica amministrazione, in un ruolo di collaborazione, di sorveglianza, di protezione, di contenimento, di salvaguardia, della salute pubblica, del patrimonio boschivo, pubblico e privato e poi nel campo agronomico e della sicurezza stradale;
- questo speciale “know how” ha permesso loro di operare con profitto e competente sagacia per due intere stagioni, nell’intento di contenere le popolazioni del cinghiale e di supportare gli operatori agricoli che avevano fatto richiesta di poter avere un loro utile intervento. Tenuto conto che: - in Calabria, si iniziò a palesare il timore comune del rischio di una possibile espansione della Peste Suina Africana continentale e pertanto molti selettori avvertirono l’urgenza di informarsi e formarsi per la preventiva operatività, nel caso di una infausta, quanto malaugurata possibilità, che questo evento si potesse realizzare. Preso atto che: - la tempestività dell’intervento dei Selettori e la prevenzione possono essere sicuramente utili per ridurre al minimo l'espansione del virus;
- i selettori hanno già frequentato corsi dedicati alla PSA con profitto tanto da potersi rendere già sufficientemente utili a scongiurare il dilagarsi dell’epidemia;
- i selettori e non tutti i cacciatori da braccata, sono a conoscenza delle fondamentali nozioni e dei protocolli necessari.
Impegna la Giunta regionale
-Ad accelerare il selecontrollo nei comuni limitrofi alla zona rossa, per evitare il dilagare della peste suina. Ciò anche in attuazione delle direttive dell’Istituto zooprofilattico in ordine alla delimitazione della zona rossa mediante l’impiego di quanti più selettori possibili, per circoscrivere il virus e per impedire il propagarsi della peste suina in particolare negli allevamenti, onde scongiurare il rischio di minare, ulteriormente, un’economia già fragile, che ha però punti di forza e di eccellenza trainanti per il settore, quali ad esempio, il suino nero di Calabria. - Ad attivarsi per programmare ed istituire un sistema organico, mediante l’adozione di specifici protocolli e procedure, che siano di riferimento per la pubblica segnalazione e la raccolta di dati, per monitorare i sinistri causati dall’impatto col cinghiale o col coinvolgimento di altra fauna selvatica, per far sì che siano evitate conseguenze negative anche in vista della imminente stagione turistica, con possibili gravi danni al settore turistico calabrese, soprattutto nelle attività di qualsiasi tipo che si svolgono nei boschi, nei prati ed all’aria aperta, non escludendo anche l’attività venatoria che verrebbe severamente paralizzata, dal momento che le conseguenze più gravi comporterebbero un periodo che va da 36 fino a 60 mesi di sospensione dell’attività venatoria stessa con conseguente crisi economica di molte attività del settore delle armerie presenti sul territorio.

Allegato:

22/05/2023
D. GIANNETTA